Il territorio friulano e le sue montagne continuano a rivelare sempre nuove ed eccezionali scoperte, permettendoci di comprendere sempre più approfonditamente la realtà preistorica del nostro territorio.
La più recente di questa è stata da poco decritta in un articolo pubblicato dai paleontologi Paul Selden e Luca Simonetto, rispettivamente del Dipartimento di Geologia dell’Università del Kansas e del Museo Friulano di Storia Naturale di Udine.
Si tratta della descrizione di un piccolo carapace fossile rinvenuto nei pressi di Pontebba. Sulla base delle caratteristiche morfologiche è stato da subito associato al carapace di un limulo, o meglio di un limulide estinto. Stilpnocephalus pontebbanus è il primo limulo fossile rinvenuto in Italia, e si tratta inoltre del più grande rappresentante della sua sua famiglia (i belinuridi).
Caratteristiche inusuali di questo esemplare sono la quasi completa assenza di ornamentazioni (“corna” e altre spine) e il fatto che sembra non possedere occhi. Sulla base di questa caratteristiche ai ipotizza che S. pontebbanus fosse solito vivere al di sotto del fondale sabbioso del mare che a quel tempo, più di 300 milioni di anni fa, lambiva il territorio del Friuli. Per le sue abitudini di vita avrebbe quindi perso gli occhi e le ornamentazioni che ne avrebbero limitato le capacita da “scavatore”.
Il nome di questo insolito rappresentante dei limuli deriva da queste sue caratteristiche e significa “testa liscia di Pontebba”. L’olotipo consiste infatti esclusivamente della porzione anteriore del carapace (prosoma) che costituiva la testa dell’animale. Questo limulo condivideva l’habitat con un altro artropode recentemente rinvenuto negli stessi strati, Adelophthalmus piussii, un eurypteride, anche detti “scorpioni di mare”. Nel Carbonifero (periodo dell’era Paleozoica nel quale viveva in nostro limulo) il Friuli si trovava in una zona costiera, a mare basso. S. pontebbanus abitava questo litorale salmastro forse in corrispondenza di delta fluviali.